FONTE: INCORONATA VIVOLO/LACENO BELLO NATURALE
L’ Amministrazione Comunale di Bagnoli Irpino delibera l’avvio dei lavori di recupero dello storico edificio “Albergo al lago” e il restauro dei dipinti murali ottocenteschi.
Il rifugio montano denominato “Albergo al Lago”, sorge su un promontorio roccioso dominante il lago Laceno, nella parte sud-ovest dell’omonima Piana. L’attuale struttura, oggi in fase di recupero, è il risultato di una serie d’interventi realizzati nel corso degli anni.
Dall’analisi storica emerge che il rifugio inglobava una piccola chiesetta preesistente realizzata nel XVI dedicata al S.S. Salvatore e denominata, dalla popolazione locale, Cappella S. Nesta. La chiesetta è stata eretta dai monaci di Montevergine proprio sul luogo dove, la tradizione vuole, sia apparso il SS. Salvatore; nell’anno 1142, San Guglielmo da Vercelli dopo aver fondato il monastero di Montevergine, con alcuni suoi discepoli e San Giovanni da Matera, dimorò per oltre un anno sull’Altipiano Laceno, precisamente nella Grotta sottostante l’attuale rifugio “Albergo al Lago” e mentre era assorto in preghiera gli apparve il SS. Salvatore, che egli comandò di recarsi là dove maggiormente urgeva la sua opera, nella Valle dell’Ofanto, “Ne stes in loco isto”, “non stare in questo luogo” questo gli comandò il Signore. San Guglielmo si recò nel territorio di San Angelo dei Lombardi, dove fondò l’Abazia del Goleto.
La cappella, nel 1882 è ampliata dal garibaldino e noto pittore, Michele Lenzi, Sindaco del Comune di Bagnoli dal 1881 al 1885. Ai lavori di ampliamento partecipò anche il Re Vittorio Emanuele II come riportato nella lapide ancora oggi affissa nel salone del Rifugio.
Nella saletta al piano terra del rifugio, ad opera di Achille Martelli, risultano ancora leggibili i dipinti dei due patroni di Bagnoli Irpino: San Lorenzo e San Onorio.
Dal 1936 il Rifugio montano è stato dato in possesso ai Gerarchi fascisti della Federazione di Avellino che l’hanno utilizzato come luogo di ritrovo nel periodo estivo. Già negli anni di fine 1800 l’altopiano del Laceno è prescelto quale sede logistica per le esercitazioni militari, funzione che ha conservato fino alla fine del secondo conflitto mondiale.
Dal 1950 la struttura è nuovamente ristrutturata e ampliata con la progettazione dell’ing. Decio Gatta (1902/1968) e adattata ad albergo. In seguito, dal 1959 è decretato luogo d’incontro per la premiazione di attori e attrici con la consegna del Laceno D’oro, un premio cinematografico neorealista: <…un trofeo costituito da una targa d’oro del peso di una settantina di grammi con su incisa la veduta del Rifugio S. Nesta e il laghetto sottostante con in fondo tutto lo scenario dell’Altipiano e del Monte Cervialto.>.
I fondatori del Festival del Cinema neorealistico furono Giacomo D’Onofrio, Camillo Marino e Pier Paolo Pasolini. La prima edizione del festival si è svolta proprio al Rifugio denominato da questo momento storico-culturale “Albergo al Lago”. La sede della manifestazione, venne suggerita da Pier Paolo Pasolini – giunto al Laceno accompagnato dall’ amico giornalista avellinese Bruno Petretta, a suo tempo amico dell’allora Sindaco di Bagnoli Irpino Tommaso Aulisa – al quale quel paesaggio boschivo e incontaminato ricordava la cultura contadina e i paesaggi friuliani, luoghi della sua infanzia. Nella prima edizione Pier Paolo Pasolini, membro della giuria, ritira il premio vinto da Michelangelo Antonioni con Il grido e da allora è stato presente a tutte le prime edizioni. In Irpinia arrivarono tutti: da Zavattini a Scola da Taviani ad Antonioni e il premio acquisisce in poco tempo risonanza internazionale, diventando una sorta di portafortuna per chi lo vinceva.
I dipinti murali, qui ricordati, risalenti alla seconda metà dell’800, si presentano ricoperti da polvere compattata e pitture soprammesse con distacchi e cadute di colore .Uno strato di depositi carboniosi, risultanti da fumo di candele e altri inquinanti , offusca il reale contrasto cromatico. I depositi salini hanno conferito in più punti patine biancastre e proprio in corrispondenza di essi sono presenti sollevamento della pellicola pittorica e distacchi diffusi. Sono anche presenti danni dovuti a qualche tentativo di pulitura che ha eliminato lo strato protettivo originale . A causa di sbalzi termo igrometrici sono presenti diffuse crettature e vistose gore scure .I dipinti si presentano inoltre lacunosi nella parte inferiore, dove in gran parte sono ricoperti da intonaco monocromo aggiunto in qualche intervento di manutenzione novecentesco.
Gli intonaci della struttura del fabbricato, di fattura ascrivibile alla fine del sedicesimo secolo, sono ricoperti da vari strati di intonaci successivi databili fino alla metà del secolo ventesimo.
Sono localizzati nell’ambiente di fondo e la loro superficie l’andamento dei conci lapidei del muro di supporto diffusamente irregolare. Ad una prima analisi effettuata per verificare l’adesione e lo stato di coesione dell’intonaco appare che la superficie “suona a vuoto” soprattutto in prossimità di crepe e fessure , per cui il materiale è decoeso e friabile. Sono presenti fessurazioni, rigonfiamenti, ed efflorescenze saline. Il degrado è dovuto sia a fattori ambientali, sia a interventi impropri.
In condizioni di umidità di risalita e infiltrazioni di acqua meteorica, gli sbalzi di temperatura che caratterizzano la località hanno generato gelate ed evaporazione dell’acqua presente nella muratura con conseguente sollevamento dei vari strati dell’intonaco . In aggiunta, a causa dei sali affiorati sulla muratura, anche la pellicola pittorica appare sollevata e priva della normale aderenza .
Il danno maggiore è stato apportato da un infruttuoso intervento di recupero di fine ‘800 in cui , per meglio far aderire il nuovo intonaco sul vecchio si è proceduto alla “picchiettatura” ossia la superficie antica è stata martellata per rendere la superficie scabra e più “aggrappante”.
La superficie delle volte appare scurita da fumi della combustione. Sono inoltre presenti scritte a vernice e carboncini.
Intervento di restauro sui dipinti murali
La superficie sarà spolverata delicatamente e velinata nelle parti decoese e fragili. Sarà realizzato il consolidamento dell’intonachino e il fissaggio del colore affinché lo strato cromatico aderisca al supporto con iniezioni localizzate e impacchi . Ove necessario si procederà a un consolidamento di profondità con maltine adesive e collanti. Dopo l’asportazione delle veline si farà la pulitura a bisturi o chimica con sostanze leggermente basiche. Le lacune saranno colmate con una stuccatura realizzate a livello con malta idonea e infine si procederà a un’integrazione pittorica a velature usando tempere e colori acrilici.
Ringrazio l’arch. Ciriaco Lanzilli del contributo di notizie e delle foto qui allegate.