Chi l’ha detto che il “Parco Regionale dei Monti Picentini” sia solo prodotti tipici, natura incontaminata e splendidi paesaggi? All’interno del parco si trovano vari borghi d’inaudita bellezza, ma anche sulle montagne sono presenti i resti di una storia millenaria e imponente. Eppure, ancora una volta dobbiamo ammettere che nulla si fa per recuperarli e che i pochi gruppi che in questi anni stanno iniziando ad organizzare escursioni nel parco non li trovano nei classici itinerari.
A guardia del valico delle “Tre Croci di Acerno”, lì dove s’incontrano i confini di Bagnoli, Montella e Acerno e dove si passa dall’avellinese al salernitano, si erge maestoso da secoli un antico presidio longobardo. Questa costruzione è nota alle popolazioni del posto con il nome di “Castello della Rotonda” e probabilmente deve questo nome alla forma perfettamente conica del rilievo su cui è arroccata. Sul “Castello della Rotonda” i locali storiografi di Bagnoli e Montella hanno scritto molto poco. Le uniche notizie sicure sono relative ai due fatti d’armi su di esso verificatisi nell’anno 1076 e nel più recente 1943.
Nel 1076 Roberto il Guiscardo era diretto a Salerno per espugnare il cognato Gisulfo rinchiuso nella torre maggiore del castello Arechi da ben sette mesi. Quindi decise di distruggere il più pericoloso presidio nei monti a nord di Salerno: il castello della Rotonda. I Normanni del Guiscardo erano un popolo di guerrieri e durante la loro inesorabile avanzata avevano già distrutto Conza della Campania e S. Agata di Puglia. I Longobardi, invece, dopo quattro secoli di dominazione si erano acculturati e riuscirono ad opporre poca resistenza all’avanzata normanna. Il castello della rotonda dopo una feroce battaglia fu spazzato via e presto lo scomunicato Roberto il Guiscardo assuefaceva la sua sete di potere aggiungendo anche Salerno ai suoi domini. Ovviamente in questo periodo fu attaccato anche il castello longobardo di Bagnoli e venne costruito quello che oggi conosciamo come “castello cavaniglia” (architettonicamente fin troppo simile agli altri castelli Normanni presenti in Italia).
Il castello della rotonda era stato costruito nella stessa epoca del castello longobardo bagnolese a Lafelia. I Longobardi erano presenti in Campania dal 762 D.C., ma la linea difensiva che univa Salerno a Benevento (attraverso vari castelli) venne costruita per difendersi dai Franchi sul finire dell’ottavo secolo. Questa era una zona di confine tra il beneventano ed il salernitano, per questa ragione occorreva sorvegliare i due punti di accesso all’alta valle del Calore: dalla valle dell’Ofanto lo spartiacque di Nusco con ai due lati i castelli di Oppido e di Nusco (ormai scomparsi) e dalla valle del Sele con il castello della Rotonda dinanzi al valico. Inoltre, nella valle erano presenti i castelli di Bagnoli e Montella. Si è scoperto che all’arrivo del nemico lungo questa linea difensiva si inviavano segnalazioni con fuochi e specchi da un castello all’altro. Dalla sommità del castello della rotonda Montella è coperta dalle montagne, ma tra gli alberi si vede Bagnoli che a sua volta ha dinanzi Montella ed è nascosta a Nusco. Inoltre, oltre il valico, nell’alto Tusciano è presente sulle cartine I.G.M. un rilievo denominato “Toppo Castello” da cui è possibile vedere tutta la valle e gli altri castelli della linea.
La storia ripassa per il castello della rotonda dopo quasi un millennio e ancora una volta abbiamo due eserciti stranieri a combattersi su quel rilievo. Casualmente a difendersi sull’altura sono ancora una volta i discendenti dei Longobardi (l’esercito tedesco) e ad attaccare sono sempre i discendenti di quei Normanni che sottomisero l’Inghilterra (l’esercito americano). Cambiò unicamente la direzione degli eserciti che questa volta marciavano su Avellino. Le truppe del generale statunitense Clark risalivano da Acerno dopo aver cannoneggiato il paese e scacciato i tedeschi. L’esercito nazista in ritirata aveva il compito di far saltare tutti i ponti ed in alcuni casi fecero franare persino i costoni della Bellizzi-Montecorvino-Acerno-Montella. Hitler aveva ordinato di sacrificare le truppe pur di rallentare l’avanzata degli alleati ed infatti un plotone tedesco si riparò dietro le mura del castello della rotonda coprendo la ritirata dei commilitoni. La mattina del 23/09/1943, appena oltrepassato il valico, un violento fuoco di sbarramento travolse gli americani e solo con un cannoneggiamento dalle 15:30 alle 18:30 riuscirono ad espugnare il castello. I soldati tedeschi, sfiniti dall’assedio di Acerno, ritardarono di un giorno l’avanzata statunitense cadendo sotto i colpi dei cannoni. Secondo alcune fonti dell’epoca alla battaglia della Rotonda erano presenti anche uomini di Bagnoli e Montella giunti ad aiutare gli alleati.
Si potrebbero organizzare escursioni sulle vie della seconda guerra mondiale e della gloriosa battaglia di Acerno (sul cui modello furono combattute tutte le altre della campagna d’Italia). Basti pensare che alcuni mesi fa, dopo settantuno anni, sono state rinvenute sull’Acellica le ossa di un aviatore americano schiantatosi nel 1943 sul massiccio roccioso!
Sappiamo che i tedeschi aspettavano l’arrivo degli americani dalle montagne del Laceno e che avevano minato l’altopiano. Nelle testimonianze raccolte da chi visse quei giorni, il dott. Pocock ha scoperto che sul Monte Cervialto era piazzata una postazione contraerea nazista a difesa delle truppe in ritirata nella valle del Sele.
Ci siamo recati in visita al castello della rotonda nel mese di settembre con le guide Fabio Morrone e Dino Cuozzo di “Irpinia Trekking”. Il sentiero per raggiungere il castello parte poco dopo la fine del territorio bagnolese, ai margini di una curva della provinciale. Dopo alcuni passi finisce il boschetto e si apre un paesaggio meraviglioso sul Monte Acellica, che si erge maestoso a poche centinaia di metri tra le sue nebbie. Il terreno su cui sorge il castello è privato, ma non recintato. Dinanzi al sentiero il colle con il castello appare subito imponente e coperto dalla vegetazione. Salendo alle rovine si nota come sia in corso un’opera di disboscamento del sito! Moltissime sono le piante di aghifoglio nella zona. Giunti sulla sommità ci s’imbatte in delle imponenti mura. Mura ancora solide e spesse, ricoperte dal muschio. Entrando nelle rovine ci si accorge subito che col tempo è stato riempito fino al soffitto dalla terra ed inglobato nel bosco. Il resto del castello si trova sotto il bosco, il quale è contenuto dalle pareti esterne della facciata che cingono la sommità del rilievo. Lungo le mura a distanza di oltre mille anni emergono chiaramente i segni dei fori per le traverse in legno del soffitto!
Scendendo dal castello della rotonda è presente un’altra costruzione in rovina, secondo la tradizione orale montellese doveva essere una chiesa. I Longobardi costruivano le chiese all’interno delle mura, probabilmente quella struttura prima di diventare chiesa fu un avamposto a rinforzo del castello sovrastante. Infine, mentre stavamo per abbandonare questo suggestivo posto ci siamo imbattuti in un teschio di un cane selvatico o forse di un lupo.
Come avrete ben capito si tratta di un posto unico nel suo genere, di un posto dove si è fatta la storia! Un posto che altrove porterebbe visitatori anche dall’estero! Agli splendidi scorci del Monte Acellica e dei rilievi del Laceno si contrappone un castello con tredici secoli di storia. Nel “Parco Regionale dei Monti Picentini” si potrebbero organizzare davvero moltissime escursioni a carattere naturalistico e culturale, eppure al momento è più facile incontrarvi lupi e cinghiali che turisti!
Federico Lenzi