“Autosprint” nel numero 8 dell’anno 1972 esordisce con un numero speciale che celebra trionfalmente l’affacciarsi dell’Italia nel mondo dei motori. Un lungo reportage passa in rassegna i circuiti in costruzione nella penisola. Il titolo recitava: “Giro d’Italia delle novità da Monza a Imola, a Avellino e Bolzano, Varano Melegari, Misano”. Nel “Convegno delle commissioni sportive”svoltosi a Bologna nel 1970 il C.S.A.I. decise la costruzione di nuovi circuiti attraverso la collaborazione delle autorità locali. Era ancora l’Italia lanciata dal boom economico ed i lavori non stentarono ad iniziare.
Dopo le parole di Stewart che giudicò Monza troppo pericoloso e inutilmente selettivo, il comune lombardo non esitò ad abbattere ottocentocinquanta alberi, ignorando le polemiche, per dar vita all’autodromo che oggi conosciamo. In quello stesso anno l’ACI, il CSAI e il comune di Modena trovarono l’accordo e iniziarono a realizzare l’odierno autodromo modenese. Nel bolognese partirono i lavori di completamento dell’autodromo di Imola Dino Ferrari, su forte interessamento del sindaco che s’impose sulle polemiche degli azionisti. Nel 1972 anche a San Marino s’iniziava a parlare delle prime corse e in Umbria gli appassionati si mobilitavano per avere il circuito di Spoleto. Frattanto i lavori del circuito di Misano procedevano spediti e in Puglia veniva pian piano su l’autodromo di Varano Melegari.
In quegli stessi anni il primo circuito di montagna doveva essere a Castel Firmiano, ma i timori della provincia di Bolzano bloccarono sul nascere le aspettative di alcuni facoltosi investitori. Il seco
ndo era, invece, previsto nel sud Italia sull’altopiano Laceno. Qui la storia fu più controversa, infatti i lavori di costruzione intorno al lago iniziarono nel 1971 su volere del sindaco Aulisa e del direttore dell’ACI di Avellino dr.Velotti. La storia di questo circuito con le prime foto dei lavori ce le racconta l’articolo “In Irpinia stanno già costruendo l’autodromo del Laceno” sul numero 25 di “Autosprint” del 1971. Nell’articolo di Sergio Troise viene intervistato il sindaco Aulisa che racconta come costruita la strada turistica, su proposta della scuderia “Irpinia Corse” di Tulimiero si decise di allargare la carreggiata da 8 a 12 metri e di apportare alcune varianti per allontanarsi dalle coste rocciose e dal lago. Il progetto era stato finanziato dall’ANAS con 250 milioni e appaltato alla ditta “Cavaliere”, che realizzò anche terrapieni e gua
rdarail. I lavori avevano avuto anche la benedizione dell’”Ente provinciale per il turismo” e si ipotizzava di coinvolgere lo stabilimento dell’”Alfasud” all’interno del progetto.
Il sindaco Aulisa caldeggiava fortemente il progetto e nel 1972 assicurò ad “Autosprint” che a Laceno si sarebbe corso, ma l’ACI iniziava a temporeggiare lasciando trapelare numerosi dubbi. Frattanto che le parti procedevano su questo tira e molla, i lavori nella piana continuavano spediti e la vecchia provinciale 368 del Laceno veniva relegata a viabilità di servizio del circuito. Di quella vecchia provinciale oggi se ne vedono alcuni spezzoni nelle viuzze secondarie sopravvissute, come a “ponte scaffa”. L’impianto doveva essere semipermanente: usato tutto l’anno per l’ordinaria viabilità e chiuso per le competizioni automobilistiche. Le pendenze e l’ampiezza del progetto dovevano permettere la realizzazione di entusiasmanti gran premi di Formula 1! Eppure l’ACI frenava sul progetto giudicando la località fuori mano, il circuito molto elevato per i motori (1050mt.) e il tracciato troppo simile a quello di Indianapolis per le altissime velocità (curve da 200km/h). Per questa ragione avevano pensato all’introduzione di due varianti, mai progettate. Nell’indecisione dell’ACI e del CSAI i lavori rimasero fermi a stessi, alcuni tronconi secondari non furono mai completati ed emergono dai documenti del “Portale cartografico italiano”. Per questo motivo nel 1972 “Autosprint” titolò “Osteggiato dal CSAI!” un pezzo sul circuito del Laceno. Lo stesso Enzo Ferrari aveva ventilato l’ipotesi di usare il tracciato avellinese per testare le sue supercar, ma tutto cadde nel dimenticatoio. La miopia dei dirigenti dell’epoca spese milioni per un circuito mai completato, negando all’Irpinia la fama che raggiunsero gli altri tracciati nati in quegli anni!
Ad oggi quest’opera è ancora di competenza dell’ACI e destinata alla circolazione dei veicoli. Si estende per 6,5 km all’interno della nuova provinciale 368. Ufficialmente non è un circuito, ma sono tantissimi gli automobilisti che nei momenti meno trafficati della settimana lo usano come tale. La catalogazione di circuito abbandonato datagli dagli appassionati sul web è tristemente corretta: le protezioni ai lati sono inesistenti, se non ridicole, e l’asfalto è una carrellata di rattoppi arrangiati alla meno peggio. Spesso il bestiame salta le staccionate attraversando pericolosamente la carreggiata.
Volendo recuperare la struttura basterebbe ovviare a queste carenze e potenziando l’impianto. Bisognerebbe, poi, portare a termine quell’ultimo lotto di lavori mai realizzato potenziando le vie laterali esistenti (nella figura quelle rosse intorno al tracciato principale) e le bretelle mai costruite (che vediamo nella figura in verde) da potersi utilizzare sia come tracciato alternativo e sia come via per i mezzi di servizio.
Le automobili odierne non hanno problemi di altitudine o di molta potenza su poco peso. L’alta velocità del circuito del Laceno esalterebbe l’assetto con l’impianto frenante, oltre ai riflessi del pilota. Ciò non toglie che si potrebbero sempre realizzare le varianti mai progettate negli anni settanta. La complanare al rettilineo che va dalla stazione di servizio Q8 all’hotel “4camini” potrebbe essere potenziata per alloggiare i camion/container da usare come box durante le manifestazioni motoristiche. Un’altra ottima alternativa per il rettilineo dei box potrebbe essere l’ampia bretella tra la via che devia verso le seggiovie e quella che dalle seggiovie si reimmette nel circuito. Come dimostra il “Giro d’Italia” le tribune possono essere anche ricavate dai camion noleggiati per l’occasione, onde evitare un grande impatto paesaggistico. Il circuito del Laceno potrebbe divenire un impianto semipermanente da progetto come accade annualmente per le manifestazioni motoristiche a Monaco o in altre città italiane. Infine, bisogna precisare che il Laceno è finalmente ben collegato dall’ofantina bis, quindi nel 2015 possiamo ben considerare rimossi gli ostacoli che frenarono la sua realizzazione!
Prima di lanciarsi in questa avventura si potrebbe iniziare a sondare il terreno riportando le competizioni rally sull’altopiano e puntando sul grande serbatoio di appassionati di auto (storiche, fuoristrada, sportive, tuning) e moto. Qualche anno fa il “1° trofeo supermotard Laceno 2012” ha riempito la piana di centauri per un weekend tra raduni, corse e musica. Tempo fa anche gli appassionati di Harley Davidson della provincia scelsero il Laceno organizzando un grande raduno, frattanto il circuito è abitualmente protagonista del “Trofeo Rolando D’Amore” (inserito nei circuiti per auto stoiche nazionali) della scuderia avellinese “Green Racing Club”. Le Ferrari del club “Testa Rossa” hanno, invece, lasciato la piana verso altre destinazioni da molto tempo. Nonostante l’assenza delle autorità locali, il circuito del Laceno continua ad essere meta di raduni che svaniscono col tempo in assenza di una politica di sostegno e collaborazione.
La stessa integrità del circuito negli ultimi anni è messa a dura prova dall’avanzare d’ipotesi circa la costruzione di marciapiedi o piste ciclabili che ridurrebbero la sua carreggiata. Nonostante ciò il tracciato viene abitualmente utilizzato dalla “Fiat Chrysler Automotive” per i test-drive dei suoi nuovi modelli. Laceno ha una grande risorsa sotto gli occhi, ma i politici sono troppo impegnati a litigare per vedere le decine di prototipi o appassionati che gli sfrecciano sotto il naso! Vengono spesi soldi per nuove infrastrutture turistiche, ma sono ormai quarantatré anni che il circuito del Laceno è vergognosamente relegato al ruolo di strada provinciale. Mentre tutta l’Irpinia si sforza nell’inventare sagre, puntare su eventi motoristici negli anni venturi sarebbe l’asso nella manica per incrementare il turismo nei weekend. Chi l’ha detto che la svolta per il turismo sul Laceno, non possa essere un’infrastruttura abbandonata sotto gli occhi di tutti?