L’arte del carbone in Irpinia.
Una volta anche in Irpinia, specialmente a Laceno, erano attivi i carbonai dediti alla produzione del carbone. Con questa nota cercheremo di spiegare con parole semplici i vari procedimenti che venivano utilizzati più di 60 anni fa.
La trasformazione della legna in carbone vegetale (che oggi si produce industrialmente mediante un processo di distillazione secca) avveniva nelle località boscose, dove il carbonaio si spostava con tutta la famiglia dall’inizio della primavera sino ad autunno inoltrato. La prima operazione consisteva nel taglio della legna (in prevalenza faggio, ma anche abete, larice, frassino, castagno, cerro e pino). I carbonai tagliavano gli alberi generalmente nel periodo di luna calante in una parte di bosco loro assegnato rispettando le disposizioni di legge che prevedevano non più che un diradamento delle piante. Dopo la diramatura del legname, questo veniva portato ad una lunghezza di circa un metro e, dopo il tempo necessario all’essiccazione, trasferito nella ‘piazza da carbone’, una radura che veniva giudicata ideale se già usata in passato (la terra ‘cotta’ garantiva una carbonizzazione migliore). A questo punto si cominciava ad accatastare la legna secondo un preciso disegno. Tale sistemazione richiedeva due giorni di lavoro. Una volta conclusa la posa, la carbonaia assumeva la tipica forma conica con un raggio di base di 2-3 metri e uno stretto camino centrale. Seguivano altri due giorni di lavoro per coprire la catasta con rami di abete, uno strato di foglie secche e uno strato di terriccio senza sassi ; lo scopo era isolare la legna dall’aria. A questo punto, aperta una bocca nella carbonaia, si introducevano numerose braci. La carbonaia veniva in questo modo alimentata per quattro o cinque giorni, fino a quando una fiammata nella parte più alta annunciava l’inizio della carbonizzazione, che durava per un’altra decina di giorni. A cottura ultimata iniziava la fase della scarbonizzazione che richiedeva altri due giorni di lavoro. Per prima cosa si doveva raffreddare il carbone con numerose palate di terra. Si procedeva quindi all’estrazione spegnendo con l’acqua eventuali braci rimaste accese.
La qualità del carbone ottenuto variava a seconda della bravura e dell’esperienza del carbonaio e del legname usato. Infine il carbone veniva insaccato e trasportato per essere venduto. Di questo carbone si faceva uso sia domestico che industriale. Per dare un’idea della fatica del mestiere del carbonaio bisogna considerare che nel corso della carbonizzazione la legna arriva a perdere l’80%
del suo peso. Per cui, per produrre 100 quintali di carbone ne occorrono 500 di legname.