Fonte: Laceno Bello Naturale
Il melo selvatico vegeta in modo ottimale a margine delle radure del nostro altipiano del Laceno . I rami robusti e distesi, spinescenti e tormentosi; la chioma globosa che si carica di splendidi fiori a primavera, sono di gran pregio ornamentale al paesaggio montano.
Di origine pre-indoeuropea, il termine generico deriva dal greco malon, passato al latino malum (tardo latino melum); l’attributo specifico, sempre dal latino, indica “pianta che si trova nei boschi”.
Di origine pre-indoeuropea, il termine generico deriva dal greco malon, passato al latino malum (tardo latino melum); l’attributo specifico, sempre dal latino, indica “pianta che si trova nei boschi”.
Il legno ad alburno roseo e durame rosso-bruno, compatto e a tessitura fine, anche se meno pregiato e durevole di quello del pero, era talora usato per lavorazioni al tornio e per intarsio.
Nella mitologia antica ricorre più volte la leggenda del melo, albero sacro a Era, sposa di Zeus, che produce frutti d’oro, rappresentando il simbolo della conoscenza salvifica e dell’immortalità.
Il frutto si prestava un tempo, come mio padre mi raccontava, a essere trasformato dagli abitanti del luogo in sidro (vino di mele).
Il melo selvatico è una pianta amata dalle api e da tutti gli insetti impollinatori e sfama la fauna locale con i suoi frutti altrimenti non utilizzabili
Nella mitologia antica ricorre più volte la leggenda del melo, albero sacro a Era, sposa di Zeus, che produce frutti d’oro, rappresentando il simbolo della conoscenza salvifica e dell’immortalità.
Il frutto si prestava un tempo, come mio padre mi raccontava, a essere trasformato dagli abitanti del luogo in sidro (vino di mele).
Il melo selvatico è una pianta amata dalle api e da tutti gli insetti impollinatori e sfama la fauna locale con i suoi frutti altrimenti non utilizzabili