di Francesco Picariello L’intervista
A tu per tu con Vincent Vivolo, tra gli organizzatori per la promozione del “Bike Park” al Laceno, che le due ruote le ama e le insegna per valorizzare la sua terra: «Ciò che si fa qui potrebbe e dovrebbe essere punto di partenza per l’intera provincia. Dal Terminio al Regio Tratturo, dai castagneti tra Bagnoli ed Acerno sino ai percorsi dell’Aglianico»
Credo nel cammino.
E credo nella bici, unico cammino insieme ma fatto da solo, in quella coppia di ruote su cui sali bambino, bambina, uomo, donna, e scendi sempre, inevitabilmente migliore (di sicuro nel fisico, ma spesso e volentieri anche nell’animo).
E infine credo, e tantissimo, nel cammino e nella bici che si fanno turismo: territorio vissuto, percorso, abbracciato, assaporato, goduto. Tutte le volte che ho scritto di turismo, mi sono reso conto, non ho mai fatto a meno di questa concezione, senza averla mai specificata a pieno. E senza aver mai detto un’altra cosa: che la bici è il mezzo turistico del futuro, di sicuro il migliore per il rapporto tra km/h, rispetto del territorio ed emissioni (pari a zero).
Nel mondo lo ha capito chiunque, un buon progetto per l’innovazione di una bici vale tanto oro quanto pesa (l’ultima invenzione, una ruota motorizzata ancora in fase di sperimentazione, ha raccolto un milione di dollari su Kickstarter, la più famosa piattaforma di Crowfunding, in 15 giorni), e in Italia le regioni più tourist-friendly sapete in cosa stanno investendo? Cammini e sentieri, alla portata di tutti.
Per questo ho accolto con piacere la notizia dell’inaugurazione di una serie di percorsi ciclabili al Laceno (zona dal potenziale immenso), occasione ideale per fare il punto sul rapporto tra l’Irpinia e le due ruote senza motore. Per parlarne ho scelto Vincent Vivolo, che da anni lavora per diffondere il concetto di bike tourism e la passione per la mountain bike nella zona del Laceno.
Salve Vincent, presentati ai nostri lettori…
«Sono un laureato in scienze turistiche che tenta di utilizzare le proprie conoscenze per il suo territorio. Nel 2012 mi appassiono alla mountain bike, mi rendo conto del suo grande potenziale per la zona in cui vivo, ovvero il Laceno, creo una pagina facebook dedicata (“Laceno Mountain Bike”) e sempre nel 2012 investo in un servizio noleggio mountain bike con una decina di bici, precorrendo quello che poi sarebbe stato fatto più avanti dal Consorzio e dal parco regionale dei Monti Picentini, e che è culminato nell’evento del 2 giugno».
Ecco, a proposito dell’evento, avete inaugurato al Laceno il Bike Park: ci spieghi in cosa consiste?
«Con un ingente investimento, il Parco Regionale dei Monti Picentini ha sistemato ed aggiornato diversi sentieri preesistenti, rendendo ciclabili quelli che ancora non lo erano e integrandoli con un area picnic per gli appassionati della mountain bike, un’area di addestramento per le prime pedalate, un’area per i “tricks” (saltelli, cambi di direzione, preparazione per sentieri più impegnativi ecc.). Inoltre c’è un servizio aggiuntivo di lavaggio di biciclette presso il “Museo dell’ambiente e del territorio”, anch’esso inaugurato il 2 giugno. La mia esperienza di lavoro in Francia, dove il bike tourism non solo è molto più sviluppato ma si integra perfettamente perfino con le attività sciistiche mi ha fatto capire che questo è il primo passo verso la direzione giusta, scoprire che ogni territorio e ogni modo di viverlo può essere sublimato con una bici. Tra l’altro l’inaugurazione è andata piuttosto bene, nonostante il tempo non perfetto, e ha confermato ciò che già pensavamo: il biker che si sposta porta spesso con sé un seguito (familiare ma non solo) che le strutture ricettive del Laceno sono pronte ad accogliere. La mattinata è stata dedicata a escursioni con diversi livelli di difficoltà e per pranzo c’è stato un buffet di prodotti del territorio nell’area pic nic».
Oltre al Laceno, quali sono le zone più belle della provincia da visitare in bici?
«Ciò che si fa al Laceno potrebbe e dovrebbe essere punto di partenza per l’intera provincia come organizzazione per i bikers. L’altra zona assai attrezzata è il Terminio, ideale anche per chi non adora gli sterrati ma vuole semplicemente godersi una lunga passeggiata in bici a contatto con la natura. Un’altra zona che mi sento di consigliare è quella del Regio Tratturo, che partendo da Pescasseroli e arrivando a Candela attraversa l’arianese. L’antica via della transumanza larga quel tanto (parecchio) che bastava per far passare greggi e mandrie è perfettamente riutilizzabile per il cicloturismo. Ma soprattutto si potrebbe fare un cicloturismo “tematico”: basterebbe pensare a quello dei castagneti, tra Bagnoli e Acerno, con grandissime distese verdi, o a quello dei vitigni dell’Aglianico (Taurasi, Paternopoli, Castelfranci, Montemarano), o a quello dell’acqua (Conza, Caposele, Senerrchia, con oasi e cascate)».
Ultima domanda: la tua attività ti ha portato ad essere molto presente sul Laceno e sulle sue dinamiche anche “politiche”. Cosa pensi del neonato consorzio?
«Chiunque vigili sul Laceno dovrebbe fare fronte comune sulla promozione del territorio, riunendo le strutture ricettive e di servizi per combattere le difficoltà che ci sono e per affrontare i nuovi compiti e le nuove sfide che spettano a chi promuove il turismo. Turismo, ripeto, non escursionismo, come quello che c’è oggi. Cosa cambia? Che il turismo è legato al pernottamento, per il quale il territorio deve essere reso più appetibile e conosciuto. È giusto che ci si divida se le divergenze sono insanabili, ma il fine deve restare uno: trasformare il nostro potenziale in valore reale».
Grazie mille Vincent, e mille di queste pedalate
«Grazie a te, a presto».