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Continua la ricerca storica sugli impianti sciistici del Laceno. Qui potrete trovare degli approfondimenti sul primo impianto sciistico costruito. Buona lettura!
La sciovia Serroncelli è stato il primo “step” nella realizzazione della stazione invernale di Lago Laceno. L’ impianto fu progettato ed ideato dall’Ing. Franco Giannoni che, nella seconda metà degli anni ’60, arrivò al Laceno e sulle orme di Ernesto Amatucci decise di stilare un progetto, finanziato della cassa del mezzogiorno, di una stazione invernale. Così per testare la fattibilità dell’opera decise di iniziare con una breve sciovia e tre piste, la prima in provincia di Avellino ed in Campania.
Lunga originariamente circa 400 metri con un dislivello di 50, fu realizzata nel lontano 1969 dalla ditta trentina “Nascivera” di Rovereto (TN), ditta che ha prodotto oltre 500 impianti in Italia tra gli anni ’60 e ’80. La Nascivera era all’epoca molto rinomata e costruiva una notevole quantità di impianti all’anno. Tuttavia l’ing Giannoni ed il proprietario della ditta, il geom. Fulvio Nascivera, si incontrarono per puro caso all’Hotel Fleming di Roma e da lì l’opera fu commissionata alla ditta di Rovereto. La sciovia fu realizzata nell’autunno del 1969. [iconbox2 title=”Title Here” img=”http://link-to-image” link=”#link1″] Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisicing elit, sed do eiusmod tempor [/iconbox2] [iconbox2 title=”Title Here” img=”http://link-to-image” link=”#link2″] Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisicing elit, sed do eiusmod tempor [/iconbox2] [iconbox2 title=”Title Here” img=”http://link-to-image” link=”#link4″] Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisicing elit, sed do eiusmod tempor [/iconbox2] [iconbox2 title=”Title Here” img=”http://link-to-image” link=”#link4″] Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisicing elit, sed do eiusmod tempor [/iconbox2]Lo skilift aveva la stazione motrice fissa a valle su stele, governata da un potente motore in corrente alternata; i pali erano a “portale” con rulli di diametro 320mm e rulliere con guida-traini; i traini erano del tipo “TABS” ferodo-dinamici della ditta Doppelmayr con sospensione e morsetto Nascivera; a monte si trovava la stazione di rinvio tenditrice a contrappeso.
L’impianto fu immediatamente preso d’assalto da moltissimi sciatori locali e non, tanto che a poco a poco, la situazione diventò insostenibile. Come si legge nel progetto finale, stilato nel 1973:
“La sciovia ha dovuto sopportare tutto il peso della massa sciatoria domenicale con conseguente insufficienza delle tre piste di discesa già realizzate”.
Quindi era chiaro che la bassa portata e la lunghezza irrisoria della sciovia creavano non pochi problemi per il proseguimento del progetto. Fu così prolungata, dalla stessa Nascivera nel 1973, fino a 630 mt di lunghezza e così anche le relative piste, come si legge sempre dallo stesso documento:
“Per venire incontro alle necessità degli operatori economici locali (…), seriamente danneggiati dall’arresto dell’iniziativa, si è prolungato il percorso della sciovia fino a 630 mt di lunghezza con 120 mt di dislivello. Ciò ha consentito di allungare le piste, ma non ha potuto cambiare la vocazione naturale che, per la posizione, non può assolvere ed assolverà sempre, il ruolo di attrezzatura sussidiaria.”
Da quel progetto nasceranno poi le attuali seggiovie, ma quella è un’altra storia.
La sciovia, dopo la realizzazione delle seggiovie, continuerà regolarmente a funzionare ma ovviamente con molti meno sciatori. Gli anni passano, le stagioni sempre più “calde” e l’innevamento diminuirà costantemente sotto quota 1200m. Sul finire degli anni ’80 la sciovia subisce una revisione generale da parte della Marchisio-Doppelmayr, con la quale si istallerà un nuovo circuito di sicurezza ERSAT-81 e le scarpette raccogli-fune.
Negli anni’90 verrà infine rimaneggiata da CCM con l’aggiunta delle scalette e delle passerelle sui portali. Cesserà definitivamente la sua attività nei primi anni 2000.
La sciovia però non viene demolita con la speranza di ripristinarla, e viene rimossa solo la fune e i traini. Nel primo tratto viene così istallata una manovia, la quale avrà però vita breve: verrà fermata dopo poco a causa di un contenzioso della società con il comune di Bagnoli Irpino, che porterà alla revoca della concessione dei terreni a 1100m.
Questo fatto, insieme allo scarso innevamento di quella quota, chiuderà definitivamente ogni possibilità di riattivo dell’impianto, che giace così oggi abbandonato, a testimonianza di un’epoca che non c’è più.
Testo di Andrea Maglio, foto della costruzione dall’archivio storico F.Nascivera – Rovereto, per le quali si ringraziano Francesco e Fulvio Nascivera per la disponibilità; foto storiche di Incoronata Vivolo; foto dello stato attuale di Andrea Maglio e Michelangelo Tomassini – estate 2015.
STORIA DEL COMPRENSORIO SCIISTICO DEL LACENO
Foto storiche di Incoronata Vivolo
Foto dello stato attuale di Andrea Maglio e Michelangelo Tomassini – estate 2015